giovedì 8 dicembre 2016

La morte corre sul fiume (Laughton 1955)

Un altro restauro della Cineteca di Bologna per Cinema Ritrovato ha dato la possibilità agli appassionati di cinema di rivedere nelle sale The night of the hunter  (guarda il film), il capolavoro tratto dall'omonimo romanzo del pubblicitario Davis Grubb (1953), una splendida fiaba nera, un thriller che, nonostante il poco successo iniziale, ebbe un'enorme influenza sul cinema successivo ed ebbe un impatto sociale paragonabile solo a quello de Il buio oltre la siepe (Mulligan 1962). Così come la pellicola interpretata da Gregory Peck andrà a colpire il razzismo, infatti, La morte corre sul fiume rappresenta un atto di accusa contro il perbenismo cattolico troppo spesso sconfinante in fanatismo religioso negli Stati Uniti del sud.
Si tratta incredibilmente, data l'ottima riuscita, dell'unico film diretto da uno dei mostri sacri del cinema: Charles Laughton, grandissimo attore britannico che lavorò con i più importanti registi della sua epoca, da cui dimostra di aver imparato molto: da James Whale a Cecil B. De Mille, da Alexander Korda a Leo McCarey, da Alfred Hitchcock a William Dieterle, da Charles Vidor a Jean Renoir, da David Lean a Billy Wilder, da Stanley Kubrick a Otto Preminger.
Laughton prese la decisione di non vestire i panni del protagonista del suo film e scelse quello che allora era considerato soprattutto un attore di film d'azione, Robert Mitchum, che riuscì così bene nella parte da meritarne una molto simile qualche anno dopo ne Il promontorio della paura (Lee Thompson 1962). Al fianco di quest'ultimo, due attrici di età e formazione totalmente diversa: da una parte la giovane Shelley Winters, proveniente dall'actors studio, dall'altra Lilian Gish, diva del cinema muto. 
La semplice trama fiabesca consiste in un cattivo, Harry Powell (Robert Mitchum), una sorta di Landru che nasconde le sue reali intenzioni dietro l'identità rassicurante del predicatore; un uomo, Ben Harper (Peter Graves), che ha condiviso la cella con Powell prima di essere giustiziato; sua moglie, Willa (Shelley Winters), rimasta sola con due figli piccoli, John (Billy Chapin) e Pearl (Sally Jane Bruce), custodi di un segreto paterno a cui il cattivo è particolarmente interessato.
La caccia al tesoro presuppone che Powell avvicini la madre dei bambini, spinta dai benpensanti a ricambiare le attenzioni del sedicente pastore, ma John, come un novello Amleto della Virginia occidentale non ha nessuna intenzione di accettare quell'unione. La fiaba non può che proseguire con la fuga dei bambini, la rincorsa del "cacciatore" del titolo originale, ma anche con un luogo sicuro in cui approdare, la casa della signora Cooper (Lilian Gish). 

Oltre alla ottima regia, va assolutamente segnalata la meravigliosa fotografia di Stanley Cortez, già direttore della fotografia de L'orgoglio degli Amberson (Welles 1942), che qui offre delle immagini straordinarie con un bianco e nero in cui il nero diventa spesso espressione stessa del terrore - come il buio teorizzato da Jacques Tourneur per intenderci -, fatto di ombre e silhouette. Tra queste una delle immagini più note del film è quella di Harry Powell a cavallo, in piena notte, visto in lontananza dal piccolo John, nascosto con la sorella in una stalla la cui grande apertura fa da surcadrage sul paesaggio circostante.

Non ci sono solo Shakespeare e la letteratura fiabesca tra i riferimenti della storia e del film, che prende a piene mani anche dalla storia dell'arte, in piena tradizione inglese, e dalla storia del cinema. In tal senso si notino soprattutto le mani di Harry sul collo di John in una sequenza che non solo riprende evidentemente l'iconografia del Sacrificio d'Isacco - con Powell che guarda persino verso il suo Dio nell'attesa di un segnale -, ma che sembra volutamente mettere in scena quello di Caravaggio degli Uffizi, per la puntualità della citazione. E così, la splendida scena subacquea, che a questa data può essere associata solo a quella de L'Atalante (Vigo 1934), o la rabbia popolare contro il mostro fino ad allora osannato, che ricorda la stessa furia omicida contro Frankenstein nel capolavoro di James Whale (1931), non a caso uno dei registi per cui recitò Laughton. I ricordi del regista, però, diventano ancora più evidenti quando, prima dell'esecuzione dei Ben, ci mostra la vita quotidiana del boia, un'idea che Alfred Hitchcock aveva già messo in scena ne Il caso Paradine (1947), seguendo il giudice che avrebbe dovuto emettere la sentenza, interpretato guarda caso proprio da Charles Laughton!
Powell-John e il Sacrificio d'Isacco
Sono tante altre le sequenze indimenticabili del film. Tra queste si pensi alla barchetta che scorre lungo il fiume Ohio, lungo le cui sponde compaiono gli animali più disparati - una scelta che oggi farebbe pensare istantaneamente al miglior Terry Malick -, rane, conigli, tartarughe, gufi, pecore, mucche, volpi, oche. Lo stesso vale per il racconto di Odio e Amore (hate e love), le due parole che Powell ha tatuate sulle dita delle mani - a sinistra naturalmente "l'odio mancino" - e con le quali impressiona l'uditorio, passate così alla storia da divenire una citazione in Kill Bill volume 1 (2003), che inserisce sulle nocche del personaggio di Buck quattro lettere ben più prosaiche.
Laughton e Cortez, inoltre, danno un carattere architettonicamente sacrale anche alla stanza in cui dormono Harry e Willa, che la luce trasforma in un ambiente chiesastico, proprio mentre Powell si comporta come se fosse in un tempio in cui accusare la donna di lussuria, mettendola davanti allo specchio.
I personaggi principali sono pochi, privi di sfumature, netti e bidimensionali come in ogni fiaba. Oltre a quelli già descritti, il pastore-criminale Harry, la vedova Willa e i due bambini, meritano un'analisi anche gli altri. 
Minori e con funzioni opposte, per esempio sono i ruoli della signora Spoon, la donna che più di ogni altra spinge Willa ad unirsi  con Harry, con il cinismo, la disillusione e il bigottismo di chi, sposata da quarant'anni, non esita a dichiarare in pubblico che quando fa l'amore col marito sta stesa sul letto ma pensa alle conserve, perché Dio non vuole che una donna desideri certe cose; e dello zio Birdy, che le fa da contraltare, un uomo anziano, vedovo, ancora innamorato della donna persa, e che vive in una casetta di legno sul fiume in cui John va spesso a confidarsi.
Molto più rilevante, infine, il ruolo della signora Cooper, impersonata da Lilian Gish, che come già detto è uno dei tre interpreti principali del film. Anche lei è un'anziana donna religiosa, ma rappresenta una forte alternativa alla Spoon, pragmatica, molto lucida e ricca di acume psicologico: non ha mai avuto figli ma alleva un gruppo di bambini nella sua casa; critica le facili infatuazioni femminili per gli uomini e con cinismo e disincanto sospira "io me ne accollerò le conseguenze"; le basta vedere John uscire di casa di fronte alla lettura della Bibbia per capire che Harry Powell sia un impostore.
A lei, peraltro, spetta l'evocativa introduzione nella quale recita il passo evangelico che fa da esergo e da sinossi all'intera pellicola: "Guardatevi dai falsi profeti. Quando vi vengono incontro, all'apparenza sembrano pecorelle, ma sotto sotto, essi sono lupi feroci" (Mt 7, 15).
A conferma della natura fiabesca della storia, è ancora la signora Cooper a difendere i bambini da Powell-Ezechiele lupo, con tanto di fucile brandito seduta sulla sedia a dondolo nel portico della sua casa, in un'altra tipica immagine degli Stati Uniti meridionali.
È in questo momento che Laughton mette in scena un altro elemento simbolico che riassume magnificamente la contrapposizione tra Bene e Male attraverso una "sfida" canora tra il predicatore e l'anziana donna che, nel silenzio della notte, si rimpallano le note di Leaning on the everlasting arms, inno consolatorio a sfondo religioso del 1887, ispirato ad un passo del Deuteronomio (33, 27), che qui mostra caratteristiche opposte se cantata da Robert Mitchum o da Lilian Gish. È, infine, la stessa signora Cooper che vedendo un barbagianni che cattura un coniglio esclama che questo è "un mondo duro per i piccoli" e che riceve come regalo natalizio da John una mela, frutto di grande simbologia religiosa e favolistica per eccellenza!
Proprio l'eliminazione del basilare personaggio della signora Cooper è una delle varie modifiche del remake televisivo ambientato negli anni novanta (Greene 1991; guarda il film), con Richard Chamberlain nei panni di Harry Powell, che qui assume soprattutto nella parte finale i caratteri del Max Cady di Robert Mitchum nel già citato Il promontorio della paura.

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