domenica 4 dicembre 2016

Animali notturni (Ford 2016)

Tom Ford, già stilista in grado di rilanciare la maison Gucci e di creare un'etichetta di successo a proprio nome, dimostra che anche nel cinema può dire la sua e, dopo A single man (2009), torna dietro la mdp con un film indubbiamente di ottimo livello, molto estetizzante, ma di grande impatto e con una lunga sequenza di massima tensione tra le più notevoli degli ultimi anni che difficilmente dimenticheremo...
Susan (Amy Adams), in piena crisi nel suo secondo matrimonio, riceve dal primo marito, Edward (Jake Gyllenhaal), il manoscritto del romanzo il cui titolo, Animali notturni, riprende il modo con cui un tempo la definiva per la costante insonnia.
Oltre questo si aggiunga anche la stringata dedica "a Susan", che non fa che aumentare la voglia della donna di immergersi nella lettura, favorita dalla partenza per un viaggio di lavoro di Hutton (Armie Hammer), il secondo marito che, a differenza del primo, corrisponde esattamente al modello maschile vagheggiato per Susan dalla madre, Anne (Laura Linney), donna alto borghese e repubblicana che aveva osteggiato il matrimonio con Edward e che in tempi non sospetti le aveva detto, con parole rivelatesi profetiche, "tutte noi diventiamo come le nostre madri".
Tratto dal romanzo Tony & Susan di Austin Wright, l'adattamento di Animali notturni in primo luogo modifica il titolo, utilizzando quello del romanzo di Edward, ma soprattutto cambia l'ambientazione della storia e la vita della protagonista, spostata nell'ambito delle gallerie d'arte di Los Angeles, contesto in cui il regista si muove decisamente a suo agio, e che gli permette di inserire nella scenografia, tra le altre, il San Sebastian di Damien Hirst, la straziante e irriverente carcassa di un toro trafitto.
Ford regala un inizio alla David Lynch, con una sequenza onirica in cui delle majorette obese e nude ballano al ralenti su un palco delimitato da un'inequivocabile tenda rossa e con un sottofondo alla Hermann composto da Abel Korzeniowski. Le majorette sono l'oggetto dell'ultima mostra di Susan, che espone manichini di donne con queste fattezze su ampi basamenti. La villa di Susan, dalle linee ortogonali e con un'immensa vetrata, che esaltano la fotografia di Seamus McGarvey, da quel poco che vediamo sembra sorgere a Mulholland Drive, non certo un caso...
Il vernissage nella galleria d'arte e la cena successiva rappresentano la summa del decadentismo e del cinismo dell'alta società, tra matrimoni misti etero-gay che danno sicurezza e frasi che evidenziano una vita priva di entusiasmo - "nessuno ama quello che fa", "il nostro mondo è molto meno doloroso di quello reale" - in cui si rispecchia perfettamente Susan, con un'attività professionale di grande successo ma che non le dà felicità e una vita privata molto poco soddisfacente. 
Gran parte del film è costituito da un bel montaggio alternato tra la vita reale e la storia narrata nel romanzo, in cui Tony Hastings (l'alter ego di Edward) rimane invischiato in un terribile episodio di violenza mentre è in viaggio per il Texas con moglie e figlia. Tony rimarrà solo e collaborerà alle indagini del detective Bobby Andes (Michael Shannon), finalizzate a catturare i responsabili, Ray Marcus (Aaron Taylor-Johnson), Turk (Robert Aramayo) e Lou (Karl Glusman).
Particolare attenzione merita il personaggio di Ray, che con il suo sguardo psicotico entra di diritto tra i migliori misfit degli ultimi anni e, quando Susan lo vede comparire sullo schermo di un cellulare, diventa protagonista di un'allucinazione horror ancora una volta pienamente lynchiana che lo apparenta al Bob di Twin Peaks.
La vicenda narrata nel romanzo, come quasi sempre accade per uno scrittore, è solo un modo traslato per parlare di se stesso e della propria vita, una delle critiche più feroci di Susan al suo ex marito, che con questa storia sembra volersi vendicare (uno dei dipinti preferiti da Susan nella propria galleria è una tela con una grossa scritta Revenge). L'idea di mostrare la storia interna al libro secondo l'elaborazione della protagonista è magnifica, poiché così è lei ad immaginare in quella famiglia quella che sarebbe potuta essere la sua se fosse rimasta con Edward, e per questo la moglie di Tony, Laura (Isla Fisher), e la loro figlia, India (Ellie Bamber), sono molto simili a lei e alla sua figlia reale, che il regista ci fa vedere attraverso l'escamotage di una telefonata della madre presa da un momento di apprensione durante la lettura del romanzo.
Ford gira molto bene, come dimostra proprio la bellissima consonanza figurale tra il corpo nudo, sdraiato e di spalle, di India e quello della figlia di Susan quando risponde al telefono; ma anche la splendida soggettiva di Tony mentre viene colpito da Ray, o il passerotto che colpisce la vetrata della casa di Susan, proprio mentre questa sta leggendo un passo violento del romanzo; gli attori funzionano a meraviglia: Amy Adams riesce ad essere una giovane ventenne sognatrice e un'ultraquarantenne triste e disillusa; Jake Gyllenhaal si trasforma da marito e padre amorevole a uomo ferito e pieno di voglia di vendetta, ma brillano anche Aaron Taylor-Johnson, nei panni di un criminale dagli evidenti disturbi psichici, e il bravissimo Michael Shannon recentemente ammirato nella serie tv Boardwalk Empire e nei panni di Elvis Presley in Elvis & Nixon (Johnson 2016). 
Animali notturni è un film da cui lo spettatore non può liberarsi facilmente nelle ore successive alla visione; un film in cui tutti i personaggi hanno qualcosa da farsi perdonare; senza via di scampo, senza consolazione, in sostanza un ottimo film.

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