sabato 23 gennaio 2016

Father and son (Kore-eda 2013)

Il piccolo Keita Nonomiya (Keita Ninomiya) è messo alla prova già alla sua giovane età da impegni che suo padre, Ryota (Masaharu Fukuyama), considera decisivi: l'esame di ammissione ad una scuola esclusiva, secondo il genitore unico modo per non aver problemi in seguito; e le lezioni di pianoforte, che evidenziano una mancanza di talento che Ryota non riesce a tollerare. Per fortuna del bambino, la madre, Midori (Machiko Ono), è più dolce e non nutre aspettative costanti sul suo futuro.
Proprio nei giorni in cui discutono su questo stato di cose, i due genitori vengono chiamati dall'ospedale in cui è nato Keita sei anni prima, rivelando che al tempo, per colpa di un'infermiera, il loro bambino è stato scambiato con quello di un'altra coppia....
Hirokazu Kore-eda realizza un gran bel film, incentrato sul contrasto di due mondi così diversi che mai sarebbero entrati in contatto altrimenti: da un lato i Nonomiya, famiglia dell'alta borghesia, dall'altro i Saiki, famiglia di classe popolare, con altri due bambini, oltre a Ryusei (Shôgen Hwang), il bambino scambiato con Keita.
Se le due madri, Midori e Yukari (Yōko Maki), in fin dei conti si somigliano, la clamorosa distanza è quella tra i padri: Ryota è un architetto ambizioso, in carriera, che sacrifica gran parte del suo tempo sull'altare del lavoro, riducendo al minimo i momenti con suo figlio; mentre Yudai (Lily Franky) è un uomo che si accontenta di quello che ha, lavora come negoziante di materiale elettrico, è spesso criticato dalla moglie per la sua pigrizia, ma dedica tantissimo tempo ai suoi figli, che appaiono molto più spensierati e felici di Keita.

Gli incontri tra le due coppie non fanno che evidenziare le loro differenze, che si mostrano ancora più palesi quando Keita e Ryusei vanno l'uno in casa dell'altro, nei primi esperimenti in vista di un futuro scambio definitivo. Tra i due, naturalmente, sarà Keita che troverà più facile adattarsi alla vita dei suoi genitori biologici, che lo trattano come un bambino, ci giocano, gli impongono molte meno regole e si mostrano più uniti tra loro, dando serenità alla casa. Per Ryusei, invece, dover seguire una serie di norme, riportate persino su un foglio, come un vero e proprio decalogo, è praticamente impossibile, cosicché le ore non passano mai.
Una volta tornati a casa, sarà sempre e solo Keita a ricordare con affetto la casa di Ryusei, descrivendo positivamente le diversità di quella famiglia, e soprattutto ammirando Yudai, capace di aggiustargli un robot-giocattolo, tanto che per ringraziarlo il bambino realizzerà un fiore di carta a scuola identico a quello preparato per Ryota.
Quest'ultimo, l'unico a convincersi che la cosa giusta sia effettuare lo scambio dei due bambini, viene a buon diritto criticato da tutti. La suocera, ad esempio, sentenzia che "chi conta è chi ti cresce non chi ti mette al mondo". E così, quando Ryota, nel suo delirante snobismo, dà del "bottegaio" a Yudai e arriva persino a proporre di prendere entrambi i bambini in casa, forte del fatto che la sua condizione economica possa garantire loro le migliori possibilità, scatena non solo l'indignazione degli altri due genitori, ma anche della sua stessa compagna che si scusa per lui. Persino l'origine del folle gesto dell'infermiera che invertì i due bambini in ospedale, ormai un reato caduto in prescrizione, si rivela essere uno scherzo di cattivo gusto della donna con l'intenzione di punire la ricchezza e i modi arroganti di Ryota.
E ancora, con il trascorrere dei mesi - la storia si svolge da novembre ad agosto - Yudai  precisa di aver passato più tempo lui con Keita che Ryota in sei anni, e sulla stessa falsariga lo giudica anche Yukari, che gli sbatte in faccia un perentorio "la fa tanto lunga con questa storia del sangue, solo perché non riesce a creare un legame con suo figlio".
Ryota, in effetti, è ossessionato dalla questione del sangue - complice anche il suo passato di bambino cresciuto con la seconda moglie del padre - e, tutto sommato, la rivelazione di questo assurdo scambio di neonati per lui è una seconda possibilità per avere il figlio dei suoi desideri, che possa eccellere in tutto e mostrare il talento che Keita sembra proprio non avere: "si spiega tutto ora", commenta tra sé e sé quando viene a sapere di quanto accaduto sei anni prima. Ed è ancora più sintomatica, per comprendere la mentalità di Ryota, la sequenza del saggio di pianoforte, in cui il piccolo Keita, che non brilla durante la sua esibizione, poco dopo si entusiasma davanti ai genitori per la qualità dell'esecuzione di una sua compagna, ottenendo il sorriso della madre, ma il rimprovero del padre, che trova mortificante che il figlio non provi rabbia e non si vergogni di quella che lui, ma solo lui, reputa un'onta.
Ryota riconosce in alcuni atteggiamenti di Ryusei se stesso alla sua età - anche quando il bambino scappa per andare nella sua vecchia casa a far volare gli aquiloni, metafora della spensieratezza dell'infanzia, negata invece a casa Nonomiya -, e si autoconvince della bontà della scelta fatta. Anche quando tutto ormai sembra funzionare, però, è impossibile cancellare i sei anni passati insieme a Keita. Tra l'altro anche il talento, che non è detto funzioni per via genetica, va allenato, e Ryota si rende conto ben presto che iniziare dal nulla con Ryusei non può portare ai risultati sperati, tanto più che guardando una serie di foto scattate da Keita con la sua macchina fotografica, sembra comprendere che suo figlio "non consanguineo" un talento nascosto lo abbia davvero...

La pellicola, che si è aggiudicata il premio della giuria a Cannes 2013, si distingue per la leggerezza con cui tratta un tema così drammatico, che in fondo mette di fronte ad una scelta tragica.
Kore-eda ha l'indubbio merito di far sorridere e commuovere allo stesso tempo, con una regia asciutta che, pur senza grandi movimenti della mdp, in piena tradizione nipponica, si fa apprezzare per la capacità di raccontare senza diventare eccessivamente protagonista, ma con immagini sempre sapientemente orchestrate. In tal senso penso soprattutto ad una bella ripresa della tromba delle scale o, ancor meglio, a quella che ci mostra l'avvicinamento tra Ryota e Keita, offeso e ingelosito per quanto successo, con la mdp fissa, posizionata nell'unico punto in cui vediamo i movimenti di entrambi fino all'abbraccio finale!    

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