mercoledì 12 febbraio 2014

The Departed (Scorsese 2006)

Dopo un decennio di sostanziale appannamento (Kundun, Gangs of New York e The Aviator non sono le sue opere migliori), Scorsese con questo film è tornato agli altissimi livelli con cui ci aveva abituati sin dagli esordi.
The Departed, a cui in Italia secondo consuetudine è stato dato un inutile sottotitolo ("il bene e il male"), è un grandissimo film e lo si capisce a partire dall'incipit, costituito da uno splendido monologo di Frank Costello, il boss che determina tutta la vicenda, interpretato da Jack Nicholson, uno dei grandi attori che durante la sua lunga carriera non aveva ancora mai incrociato il grande Marty.
Il monologo, che dimostra da subito il meraviglioso lavoro di sceneggiatura compiuto da William Monahan, andrebbe mandato tutto a memoria, ma ne riporto una frase significativa: "Io non voglio essere un prodotto del mio ambiente, voglio che il mio ambiente sia un mio prodotto".
La vicenda è ambientata a Boston, dove seguiamo le vite dei due protagonisti con un montaggio alternato che ci accompagna per tutta la durata del film. Colin Sullivan (Matt Damon) e Bill Costigan (Leonardo DiCaprio) sono due ragazzi che entrano nella polizia di stato del Massachussets, ma con carriere totalmente diverse, dovute soprattutto alle famiglie di origine. Il primo, dopo il colloquio con Queenan (Martin Sheen) e Dignam (Mark Wahlberg), come gli preannuncia il più anziano dei due superiori - "schizzerai in alto presto, come il pisello di un dodicenne" -, farà subito grandi passi verso i piani alti, diventando sergente; il secondo, nonostante gli ottimi voti all'accademia, a causa della parentela con noti criminali, verrà trasformato in un infiltrato. Le due storie parallele si complicano e si legano sempre di più. Entrambi, infatti, hanno contatti con Costello, principale obiettivo della polizia: Colin sin da bambino è stato seguito dal potente boss che conosceva suo padre e forse non solo per questo; Bill, invece, ne diventa uno dei più fidati collaboratori.
Allo stesso tempo Colin inizia una relazione con la bella Madolyn (Vera Farmiga), psicologa in forza alla polizia, che per motivi di lavoro deve incontrare anche Bill, al cui fascino non rimarrà indifferente. La donna al primo appuntamento con Colin, peraltro, ricorda il pensiero di Freud, secondo il quale gli irlandesi sono l'unico popolo impenetrabile alla psicanalisi, un dettaglio fondamentale nello sviluppo della storia tra i due e del film in generale.
Bill col tempo resisterà sempre meno alla tensione dell'incarico di infiltrato, mentre Colin continuerà a dare informazioni al suo "padrino" Costello, che grazie a lui riuscirà sempre ad evitare le manovre della polizia per "incastrarlo".
L'intreccio avvicinerà moltissimo Colin e Bill, con quest'ultimo che, in una delle scene madri del film, con i tre attori principali coinvolti, arriverà ad un passo dall'identificare il sergente corrotto durante un incontro con Frank (in un cinema porno, come quello in cui Travis-De Niro porta la bella Betsy alla prima uscita in Taxi Driver). Paradossalmente, però, dopo questo momento di massima tensione ad un passo dalla soluzione dell'enigma, sarà proprio Colin Sullivan ad essere incaricato di trovare l'informatore di Costello all'interno della polizia. Ne conseguirà la morte di Queenan, le dimissioni di Digman e l'omicidio di Costello per mano dello stesso Colin, che passerà per eroe, ma non per Bill che, pur incastrando il rivale, sarà sconfitto dal "caso", guadagnando un'inutile medaglia al merito e un altrettanto inutile funerale di stato "con la bandiera a mezz'asta e cornamuse" (proprio come Bill, ironia della sorte, aveva previsto per Colin). Ad una realtà ingiusta in cui il "cattivo" la spunta persino tra gli applausi di un mondo che non sa, però, si opporrà un finale geniale che vedrà protagonisti un cd e un topo su un davanzale (in inglese rat=fare la spia).
La costruzione della trama e la regia, pressoché perfette, rendono la narrazione avvincente, ma ad essa contribuisce in maniera determinante la già citata sceneggiatura di Monahan, che non fallisce davvero un colpo. In testa ad un'ideale classifica delle migliori battute del film va senz'altro posta quella che Frank Costello dice ad un interprete dopo aver sentito parlare uno dei rappresentanti della mafia cinese con cui è in trattative per il mercato di microprocessori: "Per il suo bene dì a questo Bruce Lee e ai suoi karate kid che nessuno di noi ha con sé armi automatiche perché qui, in questa nazione, non ti aggiungono centimetri al cazzo, ci rimedi solo la galera a vita".
Chiaramente è al personaggio interpretato da Nicholson che vengono riservati altri momenti di rilievo che ne tratteggiano in maniera inequivocabile lo spessore e il ruolo: è lui a dire alla sua donna, che decide di andarsi a confessare, "Il segreto della confessione di questi tempi non mi convince proprio", ma soprattutto è il protagonista di una sequenza anticlericale di rara intensità in cui, dopo aver insultato due preti seduti in un bar parlando di "pisellini dei bambini", lascia un disegno osceno ai due precisando di aver avuto una relazione sessuale con la suora seduta al loro tavolo.
Tra le altre linee di sceneggiatura, si segnala il bellissimo e serratissimo duetto tra uno dei capi della polizia di Boston (Alec Baldwin) e il cinismo fatto persona di Dignam: "Vai a farti fottere." "Mi stanco già fottendo tua moglie." "Come sta tua madre?" "Bene. Si stanca facendosi fottere da mio padre." Un'altra battuta degna di nota che ha il merito di sintetizzare un personaggio dalla stringente filosofia di vita, è quella che Colin dice tra le lenzuola alla sua fidanzata psicologa: "se la cosa non funziona devi essere tu ad andartene perché io non sarei capace. Da bravo irlandese, manderei avanti una cosa sbagliata per tutta la vita".
Qualora, infine, servissero ulteriori elementi per ricordare come Martin Scorsese non lasci mai nulla al caso nelle sue regie, un ultimo cenno lo merita la sequenza in cui Bill-DiCaprio stana una spia che sta guardando comodamente un film sul divano: dalla TV si sente gridare "Frank, your mother forgives me"! Si tratta di un classico in bianco e nero di John Ford del 1935: The informer, un titolo non certo casuale...
Un'ultima notazione: a tutt'oggi resta l'unico film di Scorsese premiato con un Oscar, quello alla regia.

2 commenti:

  1. Departed stupendo, d'accordo. Ma mi sottovaluti l'aviatore! Ad ogni modo e' il film che mi ha convinto della bravura di Matt Damon. Cast spaventoso, tuttavia il vecchio Jack - per cui non ho mai avuto un debole pur ritenendolo un top player - anche stavolta fa un personaggio un po' banale. Nell'economia del film ci sta, e' vero, ma mi ricorda le solite "macchiette" (non trovo un termine piu' adatto) che ha sempre interpretato (il pazzo, lo spietato, l'uomo tutto d'un pezzo etc etc insomma shining in varie salse). Prima che mi picchi per come sto trattando Nicholson, ammetto che non ho mai visto le sue commedie, in cui magari da' altro. Forse il film in cui mi e' piaciuto di piu' e' "La promessa", basato su Durrenmatt e diretto da un monumento come Sean Penn.

    arturo bandini

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  2. Grande Arturo (?!), ci mancherebbe, le opinioni sono opinioni... figurati, c'è qualche nostro amico comune che non considera i musical cinema, cosa dovrei dirgli?
    Su Jack ho capito cosa intendi, che è sempre troppo sopra le righe, forse è vero, ma nel suo caso è la sua forza... Penserò a qualche parte in cui recita "per via di levare".

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