lunedì 6 gennaio 2014

American Hustle (Russell 2013)

David Owen Russell sale a cavallo dell'ormai continua ripresa degli anni Settanta con una storia di truffe, amori e doppi giochi, resa ancor più intrigante da un montaggio che alterna
flashback e prolessi.
Ne è protagonista una coppia formata da un grasso e calvo (ma con un "elaborato" riporto) Christian Bale e la bellissima Amy Adams, che interpretano Irving Rosenfeld e Sidney Prosser, novelli Bonnie & Clyde che decidono di truffare i ricchi per dare a se stessi. È così che Sidney diventa la britannica Lady Edith Greensly e, grazie al suo fascino e alla sua parlantina, incanta potenziali acquirenti di dipinti, rigorosamente falsi o rubati (trailer).
L'idillio dei due e la loro storia d'amore - solo in parte nascosta a causa di Rosalyn (Jennifer Lawrence), l'irruenta moglie di Irving, e del piccolo figlio di lei a cui il padre adottivo è molto legato - subiscono una forte battuta d'arresto quando compare nelle loro vite l'agente dell'FBI Richard Di Maso (un fantastico Bradley Cooper dagli indimenticabili ricci). Quest'ultimo, dopo aver finto di essere una delle loro prede, inchioda la coppia e, in cambio della libertà, costringe i due a collaborare con lui per arrestare almeno quattro pezzi molto più grossi, tra cui componenti della mafia, membri del congresso e il sindaco di Atlantic City, Carmine Polito (Jeremy Renner). 
L'operazione in questione fu approntata veramente negli anni '70 e ribattezzata Abscam, ma la sceneggiatura di Eric Singer dalla storia reale prende solo lo spunto per poi allontanarsene verso lidi destinati all'intreccio delle vite dei quattro personaggi principali, davvero uno più bravo dell'altro.
Quello che succede dopo, il coinvolgimento dei mafiosi, l'esca rappresentata da un falso sceicco intenzionato ad investire nei casinò a stelle e strisce, e i colpi di scena, rendono il film davvero imperdibile. Pur evitando di entrare nel dettaglio di questa parte, per non rovinare la sorpresa a qualche lettore che debba vedere ancora il film (perché che sia da vedere non c'è dubbio), va citata la sequenza di grande tensione in cui appare, dominandola, Victor Tellegio, il capo della mafia interpretato da un inossidabile Bob De Niro che nel suo splendido cameo - sorta di omaggio all'Asso di Casinò (1995) che aveva le mani in pasta proprio nelle case del gioco d'azzardo - arriva persino a parlare l'arabo!
Il rimando al capolavoro di Scorsese, peraltro, è evidente anche nella scena madre in cui Irving e Rosalyn litigano per i segreti che la donna ha rivelato al suo amante Pete, che per lunghi tratti ricorda i furibondi scontri tra De Niro e Sharon Stone nel celebre precedente.
Tra i riferimenti scorsesiani, infine, va segnalata anche la presenza di alcuni attori del cast di Boardwalk Empire, segno di quanto ormai alcune serie TV siano entrate di diritto nel 'cinema alto' e soprattutto nell'immaginario collettivo statunitense. Sia Jack Huston sia Shea Whigham, infatti, aiutano evidentemente a contestualizzare Atlantic City, città in cui è ambientata la serie ideata dal regista italo-americana. Il primo, che nella serie della HBO è Richard Harrow, un cecchino che nella Prima guerra mondiale si è visto deturpare metà volto, nel film di Russell è Pete Musante, il già citato amante di Rosalyn; il secondo nella serie impersona Elias Thompson, sceriffo di Atlantic City e fratello del protagonista Enoch (Steve Buscemi), mentre in American Hustle è Carl Elway, un personaggio secondario.
Come già detto i quattro interpreti principali (con l'aggiunta di Renner, anche cinque) sono tutti bravissimi ma, a livello personale, a dover scegliere il migliore, non me ne abbia lo straordinario Christian Bale, sceglierei Bradley Cooper, semplicemente eccezionale nella scena in casa con i bigodini nei capelli e, ancora di più, in quella dell'esultanza per l'effimero successo in cui imita ridicolizzandolo il suo diretto superiore.
E non a caso spetta a Richard pronunciare una delle più belle battute della sceneggiatura, graffiante e degna del miglior Woody Allen: "Comando io, ma stallo a sentire, ha la visione d'insieme" (riferendosi a Irving). Questo non toglie, però, la presenza di altre frasi di livello messe in bocca a Irving: "Per lei ricatto e manipolazione erano arti marziali" (parlando di Rosalyn), "La necessità è veramente la madre delle invenzioni" (come voce off nella narrazione degli eventi), ma soprattutto quando davanti ad un dipinto di Rembrandt del Metropolitan Museum, dice a Richard che la "gente crede a ciò a cui vuole credere", eloquente sintesi del concetto di finzione che è alla base dell'intera pellicola (in Italia non hanno resistito all'inutile sottotitolo "l'apparenza inganna").
L'ennesimo grande merito del film, infine, è la strepitosa colonna sonora curata da Danny Elfman che inizia con 
A horse with no name degli America, per poi inanellare una sequela di pezzi che comprendono brani di Duke Ellington, Delilah di Tom Jones (già usata splendidamente da Turturro in Romance & Cigarettes, dov'era persino danzata da Christophen Walken), I feel love di Donna Summer, Don't Leave Me This Way di Harold Melvin & The Blue Notes, Goodbye Yellow Brick Road di Elton John, 10538 Overture degli ELO, e tanto altro ancora (ascolta)... La passione per la musica degli anni Settanta è inserita in qualche modo anche nel flashback della festa in cui Irving e Amy si conoscono, durante la quale la ragazza indossa un braccialetto con il volto di Duke Ellington che Irving prontamente nota.
È per tutto questo, quindi, che dopo The Fighter (2010) e Il lato positivo (2012), rispettivamente interpretati da Christian Bale e Amy Adams e da Bradley Cooper e Jennifer Lawrence, David O. Russell firma la sua opera migliore con i protagonisti dei suoi film precedenti.

2 commenti:

  1. Maestro, mi permetto di dissentire parzialmente. Sono appena uscito dal cinema, e ho trovato il film inutilmente lento in molti punti. Concordo con te sulla bravura degli attori e aggiungo, a proposito della colonna sonora, una nota speciale per la versione araba di White rabbit dei Jefferson Airplane. Una vera folgorazione!

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  2. Ma figurati, quale maestro! Ci mancherebbe, vive la difference! Il blog nasce per confrontarsi, a me non è sembrato lento, ma rimane una mia opinione. Grazie a te, per l'attenzione e per il commento. Alla prossima

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